venerdì 22 novembre 2013

Daniel C. Dennett - Coscienza. Che cosa è - Editori Laterza - 2012



Verso una spiegazione della coscienza

2. Il mistero della coscienza


In che cosa consiste, dunque, il mistero? Che cosa potrebbe essere più ovvio o certo per ciascuno di noi del fatto che egli o ella è un soggetto cosciente dell'esperienza, un soggetto che gode di percezioni e di sensazioni, che soffre per il dolore, che concepisce idee e che consciamente delibera? Ciò sembra innegabile, ma cosa mai può essere la coscienza in se stessa? Come possono dei corpi fisici viventi nel mondo fisico produrre tali fenomeni? Questo è il mistero.
Il mistero della coscienza ha diverse maniere di presentarsi e recentemente mi ha colpito di nuovo con una forza particolare una mattina mentre leggevo un libro seduto su una sedia a dondolo. Evidentemente avevo appena alzato gli occhi dal libro e stavo fissando ciecamente la finestra, perso nei miei pensieri, quando la bellezza dell'ambiente circostante mi distrasse dalle mie cogitazioni. In quel giorno di una precoce primavera, un fascio verde-dorato di luce solare penetrava dalla finestra e attraverso un velo di germogli verdi era ancora possibile vedere le migliaia di rami e ramoscelli dell'acero del mio giardino: il tutto formava un intricato ed elegante merletto. Il vetro della finestra è antico ed è attraversato da una corrugazione appena rilevabile; mentre mi dondolavo avanti e indietro questa imperfezione del vetro provocava un'onda di saltelli sincronizzati che si spostava avanti e indietro nel fascio dei rami, era un movimento regolare sovrapposto con notevole chiarezza allo scintillio più caotico dei rami e ramoscelli nel vento.
Poi notai che questo metronomo visivo nei rami dell'albero era legato al ritmo del concerto grosso di Vivaldi che stavo ascoltando come <musica di sottofondo> per la mia lettura. Dapprincipio pensai che, ovviamente, dovevo aver sincronizzato inconsciamente il mio dondolio con la musica - proprio come si può inconsciamente battere il tempo con il piede - ma le sedie a dondolo hanno in realtà una gamma piuttosto limitata di frequenze di dondolio facilmente mantenibili, così probabilmente la sincronia era soprattutto frutto di una coincidenza, solo leggermente semplificata da una mia inconscia preferenza per la precisione, per il ritmo.
La mia mente saltò per un attimo a qualche processo cerebrale confusamente immaginato che potesse spiegare come noi inconsciamente aggiustiamo il nostro comportamento, compreso quello dei nostri occhi e delle nostre facoltà che dirigono l'attenzione, al fine di <sincronizzare> il <sonoro> con <le immagini>, ma queste riflessioni furono a loro volta interrotte da un'improvvisa consapevolezza. Quello che io stavo facendo - l'interazione di esperienze e pensieri  che ho appena descritto dal mio privilegiato punto di vista in prima persona - era molto più difficile da descrivere di quei processi che dietro le quinte, inconsciamente, sicuramente avvenivano in me ed erano in qualche modo le cause di quel che stavo facendo. Era relativamente facile immaginare qualche meccanismo sensato dietro le quinte; ciò che era incredibilmente sconcertante era quello che avveniva <nella prima poltrona centrale>, <nella luce della ribalta>. Il mio pensiero cosciente, e specialmente la gioia che provavo per quella combinazione di luce solare, di solari violini di Vivaldi, di rami ondulati - più il piacere delle mie riflessioni su ciò - come poteva tutto questo essere solo qualcosa di fisico che avveniva nel mio cervello? Come poteva qualsiasi combinazione di avvenimenti elettro-chimici nel mio cervello equivalere in qualche modo alla piacevolezza di quelle centinaia di ramoscelli che si inginocchiavano di fronte a me a tempo di musica? Come poteva qualche evento che elaborava informazioni nel mio cervello essere il calore delicato della luce solare che mi accarezzava? A tale proposito, come poteva un evento nel mio cervello essere  la mia abbozzata immagine mentale di... qualche altro evento che elabora informazioni nel mio cervello? Sembra davvero impossibile.
Sembra davvero che gli avvenimenti che sono i miei pensieri e le mie esperienze coscienti non possano essere avvenimenti cerebrali, ma debbano essere qualcos'altro, qualcosa causato o prodotto dagli avvenimenti cerebrali, senza dubbio, ma qualcosa di aggiuntivo, fatto di una sostanza differente, situato in uno spazio differente. Beh, perché no?


Daniel C. Dennett, filosofo statunitense, è professore alla Tufts University di Medford (Massachussetts) e dirige il Center for  Cognitive Studies della stessa università.









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